TUTTI MATURI… ADESSO VOLATE!

Ai nostri 100 e lode: Alessia, Jin Fa, Luca, Sofia
Ai nostri 100: Alexia, Marina, Matteo, Adjon, Vanessa, Andrea
Ai 99, 98, … 95, … 90, 89, … 85 e via via fino ai .., 60!

Sembrerebbe di essere arrivati, anche quest’anno, a quel momento in cui il nome e cognome corrisponde ad una cifra più o meno alta, dipende da quanto è stato grosso il miracolo degli anni delle superiori, degli ultimi in particolare. Studio matto e disperatissimo, energy drink, caffè e un cervello pronto a recepire tutto lo scibile umano. E poi è finita, così: due prove scritte e un colloquio orale in cui non conta chi sei stato prima. Vale soltanto la calma e la capacità di mettere tutto insieme, la velocità con cui passano le risposte che non sai e non saprai mai, la corsa che hai fatto per non stare al primo banco, la bontà d’animo o meno dei tuoi professori e ancora di più la clemenza o meno della commissione.
Ed è da qui che nasce l’istinto di produrre queste righe, da una vicinanza, ma soprattutto da una coscienza che mi consente di poter parlare col senno di poi, un diritto, almeno questo, che difficilmente vi sarà portato via negli anni a seguire.
Quello che ci induce adesso ad affermare con sicurezza che non siete un numero. Né questo dell’esame di Stato, né quello della laurea o di ogni singolo esame che sceglierete di sostenere. Non sarete per sempre un numero del centro per l’impiego, anche se per un po’ vi toccherà, nemmeno quello di una graduatoria a scorrimento per un qualsivoglia posto da occupare per un certo tempo delle vostre vite.
A diciannove anni siete solo tutto quello che avete immaginato di essere. Banale, no? Eppure è così, molti non lo sanno ancora, ma lo sapranno quando ci sarà da inseguire fortissimamente quello che non si è stati in grado di afferrare. Posso vedervi. Finire gli esami e ripiombare tra quattro mura a studiare per i test di ammissione, scegliere ingegneria, marketing, economia perché il mercato del lavoro richiede determinate figure. Qui vi si svela un altro segreto: il mercato del lavoro non esiste, si è disintegrato con tutte le sue certezze, ormai anni fa. Sarete funamboli, acrobati della vita, allora tanto vale salire su un filo ancorato da voi e stare in bilico su una passione, su quello che vi piace ed ha valore.
Sognate, ad occhi sgranati. Fermatevi, fatelo ora. Dopo il tempo diventerà il vostro peggior nemico, non ce ne sarà mai abbastanza. In un futuro che è davvero una terra sconosciuta. Perciò rendetelo il vostro miglior alleato, adesso che potete viaggiare, lavorare, cercare casa, vagare per ostelli, imparare dagli incontri con le persone, “camparvi da soli”, scrivere perché lo volete, leggere non per obbligo, testarvi su quello che conta davvero e, solo dopo aver preso in mano la vera maturità, scegliete. Ma scegliete per voi stessi, non ascoltate nessuno: niente vale di più che essere se stessi.
La curiosità vi salverà e vi darà coraggio. Come le domande sulla felicità che sperate di incontrare, che sia in un chiringuito a Bora Bora o nel vostro studio da notaio, l’importante è aver deciso liberi da ogni imposizione sociale e culturale, dai conformismi. C’è vita solo dove nessuno si intromette, scrisse Byron.
Agitatevi senza ritegno e senza vergogna, rivoltatevi. La scuola è solo scuola, l’università è solo università, il lavoro è solo lavoro, non lasciate che tutto questo vi risucchi, riprendetevi quest’età. Starete pensando che da dietro alla tastiera del pc delle presidenza è molto facile ragionare, è vero, la vostra Preside è un vecchio trombone anche se le piace immaginarsi di più come un megafono. Forse posso dire di averlo scelto, ma solo dopo aver sperimentato tanto, sbagliato di più, fallito sempre meglio per provare ad essere felici qua.
Ho una sola, anche ultima, certezza da condividere: sarà l’estate più bella, fuor di retorica. Saranno gli anni più belli questi in cui potete fare tutto, essere dappertutto, cambiare il modo di guardare le cose: vivete e volate!

La vostra Preside