Cosa facciamo: Le nostre buone pratiche

La scuola è una comunità di pratiche perché chi vi opera non elabora idee astratte ma entra in azione, opera delle scelte, dà forma organizzativa alle proprie idee. Insegnare è una attività profondamente pratica, “performativa”, avviene tutti i giorni in varie forme, quando si spiega, quando si assegna un compito, quando si interroga e si valuta, e tutto questo richiede di definire chi fa cosa, e questo “fare” è un fare su cui si può riflettere e che si può raccontare.

Perché una pratica possa essere considerata “buona” deve essere documentata, valutabile e riproducibile. É una forma di scientificità applicata all’insegnamento e pertanto presuppone una continua tensione verso la revisione e il miglioramento ma anche un reale spirito cooperativo.

Ad esempio in alcuni dipartimenti di materia si è iniziato a creare un archivio condiviso di prove di verifica catalogate per argomento e i docenti delle discipline sperimentali stanno costruendo una raccolta di schede di laboratorio a cui tutti potranno attingere.

La progettazione del curricolo di educazione civica coinvolge docenti di tutte le discipline che collaborano per individuare temi trasversali e anche nuovi criteri di osservazione e valutazione dell’apprendimento.

L’ormai tradizionale pratica dell’educazione tra pari è stata introdotta nell’ambito dei progetti di educazione alla salute e nel tempo si è arricchita di applicazioni in nuovi ambiti come quello dell’aiuto allo studio tra pari. La cura della documentazione può favorire la condivisione di molte esperienze individuali o di piccoli gruppi che potranno così essere estese e migliorate. Un esempio in tal senso è la pratica del Debate, introdotta dapprima in alcune classi da docenti di filosofia e poi estesa ad altri ambiti.

L’urgenza di introdurre strumenti resi indispensabili dall’emergenza sanitaria ha portato rapidamente a nuove pratiche di condivisione sia tra docenti sia nei gruppi classe e di lavoro.

Per contro questa stessa situazione ha rallentato, ma non fatto accantonare, la realizzazione di alcuni buoni propositi che non sono ancora potuti diventare buone pratiche; pensiamo ad esempio di aprire al territorio alcune delle conferenze progettate su temi ambientali, sociali e di attualità che renderebbero reale il ruolo della scuola pubblica come presidio; il nuovo catalogo della biblioteca sarà messo in rete con quello delle biblioteche pubbliche rionali e permetterà di condividere il patrimonio librario presente a scuola; lo spazio del giardino che già è diventato fruibile per incontri e lezioni potrà ospitare eventi culturali anche in orario non scolastico in una dimensione di “scuola aperta”.