La responsabilità nella scienza: la 4°G alla diga del Vajont

Il disastro del Vajont (9 ottobre 1963) fu un’immane catastrofe la cui responsabilità dipese dall’uomo e dalle sue scelte scellerate e di cui ancora oggi sono visibili le conseguenze territoriali e sociali. L'onda causata dalla frana del monte Toc, sul versante sinistro di quella che, al tempo della sua costruzione, era la più grande diga del mondo, distrusse completamente tredici centri abitati e ne danneggiò almeno altri dieci. Longarone, a valle della diga, fu rasa al suolo dall'impatto prima dell'aria compressa e poi dell'acqua. Morirono più di duemila persone, ma il numero di sfollati fu immensamente più elevato.

Il motivo principale che condusse al verificarsi di tale tragedia fu la mancata relazione tra due fari che dovrebbero orientare i comportamenti sociali: la scienza e l’etica. L'uno non può stare senza l'altro, e le comunità virtuose si distinguono in quanto riescono a far coesistere questi principi. Ma nel caso del Vajont si eclissarono entrambi: la ricerca scientifica, con le sue manifeste evidenze, venne subordinata all’utile e all’interesse privato; contestualmente, fu ignorata ogni forma di responsabilità morale che avrebbe consentito un uso virtuoso della tecnologia, impedendo che quest’ultima si trasformasse in strumento di morte e distruzione.

È per queste ragioni che abbiamo pensato che del disastro del Vajont sia fondamentale fare scuola: molti dei nostri studenti avranno a che fare con la scienza per tutta la vita, disponendo di un potere immenso che è importante imparare a gestire. Il viaggio di istruzione che ha visto protagonista la 4G dal 2 al 5 maggio 2023 si è nutrito proprio di questo obiettivo didattico, situato al cuore di un’esperienza diversa che consentisse agli studenti anche di stare in mezzo alla natura e calarsi profondamente nel territorio dolomitico, in luoghi di straordinaria bellezza.

Alla giornata dedicata al disastro del Vajont, che ci ha visto attraversare a piedi parte della frana e il vertiginoso coronamento della diga, sono seguiti due giorni di escursioni e sport nella meravigliosa Forra del Cellina, dove gli studenti hanno avuto occasione di percorrere un emozionante ponte tibetano, e in Val Cimoliana, dove sono state proposte delle prove di arrampicata e un emozionante fototrekking che ha consentito di ammirare camosci e fiori incantevoli. Ogni attività è stata seguita dalle guide del Parco delle Dolomiti Friulane che hanno valorizzato i diversi momenti di questa esperienza con la loro competenza e la loro disponibilità, e che ringraziamo.

SG